Salone del Mobile giorno 4.
Oggi non ho visto nulla ma ho ascoltato tanto.
Ho ascoltato Paola Antonelli, curatrice del Dipartimento di Architettura e design del Moma di New York ed inserita da Art Review tra le 100 persone più potenti del mondo dell’arte, venuta in Italia per parlare di design e futuro nell’evento organizzato da Meet the Media Guru.
Paola ci ha raccontato il design e come questo conservi da sempre un dna artistico, sia perennemente proiettato al futuro ed in grado di influire sulle abitudini della nostra esistenza.
Ho scoperto quante declinazioni possa avere il design e quante ancora possano essere realizzate (Paola Antonelli è anche direttore del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo del Moma).
Il Designer organico che cerca di replicare la perfezione dell’Universo, come i lavori di Neri Oxman; non una mera imitazione ma la volontà di creare insieme all Natura qualcosa che riesca ad integrarsi perfettamente con il mondo che ci circonda.
Il Design dell’interazione come il videogioco. Pac-man è presente nell’esposizione del Moma e Paola ha sottolineato la sua valenza artistica come quasi fosse un Picasso dei nostri tempi.
Il Design come progetto comune: come il programma creato in open source da artisti e programmatori che ha permesso ad un writer rimasto paralizzato da una malattia di disegnare attraverso il movimento della pupilla lavori con la luce su un muro di Los Angeles.
Il Design dal lato più umano come quello creato per delle suore di clausura del Nord Inghiliterra: un display che propone loro in base ai servizi della BBC dei suggerimenti affinchè le loro preghiere siano più pertinenti a quello che accade nel mondo.
Il Design che esplora il tema della violenza a livello sociale come la macchina per la riproduzione dell’esperienza delle mestruazioni per gli uomini, con tanto di dolori, della designer italo giapponese Sputniko! (aka Hiromi Ozaki).
Paola Antonelli ed il suo team hanno inserito nella collezione del Moma anche il simbolo “@“. L’acquisizione è puramente virtuale ed è visibile solo sul sito del Museo.
Questa icona digitale in realtà ha una storia molto lunga: già i monaci medioevali lo utilizzavano al posto della preposizione latina ” ad” per abbreviare i loro scritti fino a quando Raymond Tomlinson, programmatore statunitense, ha deciso di utilizzarlo per unire il nome dell’utente al dominio di posta elettronica ispirandosi al simbolo presente su una tastiera di una macchina da scrivere.
L’inserimento della chiocciola nella collezione del Museo di Arte Moderna di New York è stato a costo zero ma il suo valore simbolico è alto e si basa non sul possesso ma sulla sua capacità di essere condiviso e compreso nella società.
Infine Paola ci ha parlato del ruolo del curatore che deve essere sicuramente una persona competente e che si sia acquisita fama nel tempo, ma soprattutto che abbia un approccio generoso nei confronti del pubblico. Non bisogna solo mettere a disposizione le opere o gli oggetti di design ma bisogna mettere i visitatori nelle condizioni di capirli, fornendogli gli strumenti adeguati e soprattutto la possibilità di interagire.
Le persone non vogliono solo conoscere e vedere, ma vogliono oggi soprattutto essere protagoniste.
Bel post, mi piace 🙂
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