“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia. ”
Così si esprimeva Helmut Newton nei confronti della sua Musa.
La fotografia è ormai una forma d’arte a tutti gli effetti che nulla ha da invidiare alla pittura o scultura.
Soprattutto sono sempre più numerosi gli eventi che vengono organizzati per celebrarla: come la MIA Milan Image Art Fair che questo weekend ha animato il Superstudio Più a Milano.
Tre giorni per la prima edizione di una fiera d’arte italiana dedicata alla fotografia con la presenza di gallerie nazionali e internazionali.
Ecco quello che secondo me valeva la pena non perdersi:
– Il grandissimo Man Ray esposto dallo Studio Marconi 65di Milano : le sue donne hanno un fascino eterno e il suo bianco e nero riesce ad esprimere vita e sensualità come nessun’altro.
– Frank Horvat presentato dalla Photographica Fine Art di Lugano elegante osservatore della moda capace di rendere attraverso il suo obiettivo
ogni espressione di stile eterna.
– Andreas Serrano, artista contemporaneo controverso, ma dotato di una capacità comunicativa unica, esposto dalla Cristinerose Contemporary Art Gallery di New York: non erano presenti le sue produzioni dai toni più forti ma sicuramente quelli più attuali, come il “ritratti” del neo beato Papa Giovanni Paolo II.
– Benedetta Alfieri con la Galleria Manzoni di Bergamo che immortala gli oggetti, in particolare vestiti, come protagonisti indiscussi che attraverso la macchina fotografica vengono illuminati di vita.
– Daniela Adburg artista messicana dello Spazio Nuovo Roma le sue immagini hanno un aspetto materiale estremamente sviluppato dove fili di maglia di vari colori costruiscono un’atmosfera surreale.
– Gianluigi Colin, fotografo nonchè art director del Corriere della Sera presentato dalla galleria Camera 16 Contemporary Art di Milano; Colin è unico nel suo modo di utilizzare la fotografia per reintrerpretare ad attualizzare stile ed espressioni passate.
Vista l’affluenza di visitatori di oggi al MIA credo personalmente che eventi così “democratici” soprattutto nel modo di comunicare e attrarre il pubblico, siano la nuova chiave di lettura del rapporto dell’arte con i suoi interlocutori.
Alla prossima