E’ stata una settimana intensa e piena di cose belle a Milano.
In concomitanza con il Miart edizione 2014 numerosi sono stati gli eventi artistici inaugurati e realizzati in questi giorni dove l’arte è stata la protagonista indiscussa.
C’è stata l’arte nel suo essere un’idea che prende una forma materiale alla Fonderia Artistica Battaglia, luogo di produzione di sculture in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, dal XX secolo ad oggi, diventata location per l’occasione della mostra Cathy Wilkes promossa da Mousse and The Modern Institute.
L’arte che fa dialogare passato e presente come la sezione TheNow del Miart dove un artista attuale ha dialogato con un altro appartenente ad un periodo storicamente diverso condividendo l’allestimento espositivo. Questa sezione della fiera è stata una sorta di cordone ombelicale creando un rapporto osmotico tra le gallerie nuove ed emergenti e le veterane ormai istituzioni all’interno di uno degli eventi culturali più importanti d’Italia.
Arte di cui ti innamori a prima vista come i disegni di Stéphanie Nava della Galleria Riccardo Crespi e le sculture laccate d’oro e i dipinti di Aung Ko della Primo Marella Gallery entrambe presenti al Miart.
Sempre in fiera c’è stata poi l’Arte che continui ad amare ogni volta che la vedi come le opere di Michelangelo Pistoletto della Galleria Repetto ed i suoi specchi che nascondono tra i loro riflessi storie infinite e le iconografie in neon della storyteller inglese Tracy Emin della Galleria Lorcan O’Neill
Poi c’è l’arte che ti scuote e ti turba. Uno schiaffo all’anima. E’ il caso della mostra Estoy viva dell’artista guatemalteca Regina Josè Galindo al Pac-Padiglione di Arte Contemporane di via Palestro. Una donna minuta con un grandissimo carisma artistico che utilizza il suo corpo per esprimere la sua arte di denuncia, di desiderio di verità e giustizia, di necessità di non dimenticare e di non smettere di lottare. Regina ci sveglia dal torpore delle nostre vita e ci invita a guardare gli aspetti peggiori del mondo come la violenza contro le donne, la guerra, la politica corrotta con il fine di pensare alla nostra esistenza di cittadini liberi come un dono che non va mai denigrato.
L’arte che “ci ” fa ascoltare. Le mostre dell’artista Uri Aran alla Galleria Peep-Hole e di Cildo Meireles all’Hangar Bicocca sono entrambi rivolte a mettere in discussione le capacità percettive del visitatore. Uri Aran con i suoi video e le sue istallazioni sottolinea le difficoltà presenti nel linguaggio e mina le convinzioni alla base di ogni comportamento, Cildo Meirels da parte sua amplifica le nostre sensazioni facendoci esplorare l’inusuale ed il non comune.
L’arte come terapia, quella che mi hanno raccontato con tanta passione gli studenti della Scuola di Teoria a Pratica della Terapeutica Artistica dell‘Accademia di Brera in occasione dell’evento aule aperte al pubblico. Il progetto artistico che non vuole solo comunicare al pubblico ma lo rende parte fondamentale nella creazione dell’opera. L’arte che non si pone l’arduo obiettivo di guarire ma di lenire le sofferenze che spesso la vita ci infligge.
Poi ci sono i luoghi dell’arte: quelli dove la produzione artistica la vedi, la vivi e la respiri, anche in maniera inusuale
Le gallerie milanesi come Lia Rumma, ed il suo edificio di 3 piani in via Stilicone dove mentre ti affacci da una delle sue terrazze comprendi cosa significa quando un allestimento viene realizzato per dialogare con lo spazio urbano circostante.
Il Planerario Civico Hoepli che la Fondazione Trussardi ha trasformato per questo weekend in una location inedita per un progetto speciale di arte contemporanea con istallazioni, proiezioni multimediali, interventi sonori e video di 3 artisti contemporanei Stan VanDerBeek, Jeronimo Voss, and Katie Paterson. Un ‘esperienza onirica e collettiva emozionante.
L’Hotel Splendor, storico rifugio cittadino per artisti ed intellettuali per quasi un secolo, che ha celebrato la sua chiusura definitiva in questo weekend con musica e arte. Un luogo profumato di storie e di vita da cui te ne esci con la scia addosso e la voglia di trovare e ricreare un posto simile oggi.